[St. 31-34] |
libro i. canto xiii |
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Avea il conte Orrisello una sorella,
Che de tutt’altre dame era l’onore,
Perchè è di viso e di persona bella;
Di leggiadria, di grazia e di valore
Se alcuna fo compita, lei fu quella.
Essa portava a un cavalliero amore,
Nobil di schiatta e famoso de ardire,1
Leggiadro e bello a più non poter dire.
Il sol, che tutto ’l mondo volta intorno,
Non vedea un altro par de amanti in terra
Sì de beltade e de ogni lode adorno.
Una voglia, uno amor questi duo serra,
E cresce ogniora più di giorno in giorno.2
Or Trufaldino a possanza di guerra
Mai non puotria pigliar Montefalcone,
Chè sua fortezza è fuor de ogni ragione.
Sopra de un sasso terribile e duro,
Un miglio ad alto, per stretto sentiero,
Se perveniva al smisurato muro;
Nè a questo s’apressava di leggiero,
Perchè un profondo fosso e largo e scuro3
Volgie il castello intorno tutto intiero;
Ciascuna porta ove dentro si vane,
Ha di tre torre fuora un barbacane.
Con incredibil cura si guardava
Questa fortezza de il franco Orrisello;4
Lui temea Trufaldin che lo odïava,
E fatto ha già più assalti a quel castello,5
E con vergogna sempre ritornava.
Or sapeva quel re de ogni altro fello
Che la sorella del conte, Albarosa,
Polindo amava sopra ogni altra cosa.
- ↑ P. di sangue.
- ↑ Ml., Mr. e P. più ognor.
- ↑ P. fosso, largo.
- ↑ Ml. e Mr. de il; P. del.
- ↑ Mr. salti.