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orlando innamorato |
[St. 11-14] |
Per questo fo il gigante sbigotito,
E vede ben che li convien morire;
De le due piaghe ha un dolore infinito,
Nè quasi in piedi se può sostenire;
Onde turbato prese il mal partito
Di far con sieco Ranaldo perire:
Corre alla tana, e con molto fracasso
Dislega i duo grifon dal forte sasso.
Il primo tolse quel gigante in piede,
E via per l’aria con esso ne andava;1
Tanto è salito, che più non se vede.
L’altro verso Ranaldo se aventava,2
Chè di portarsi il baron forse crede;
Con le penne aruffate zuffellava,
L’ale ha distese ed ogni branca aperta;
Ranaldo mena un colpo di Fusberta.
E già non prese in quel ferire errore:
Ambe le branche ad un tratto tagliava.
Sentì quello uccellaccio un gran dolore;
Via va cridando, e mai più non tornava.
Ecco di verso il celo un gran romore:
L’altro grifone il gigante lasciava.
Non scio se camparà di quel gran salto:
Più de tre mila braccia era ito ad alto.3
Roïnando venìa con gran tempesta:
Ranaldo il vede giù del cel cadere;
Pargli che al dritto venghi di sua testa,
E quasi in capo già sel crede avere.
Lui vede la sua morte manifesta,
Nè sa come a quel caso provedere;
Per tutto ove egli fuggie, o sta a guardare,
Sembra il gigante in quella parte andare.4
- ↑ P. esso volava.
- ↑ Mr. avantava.
- ↑ P. in alto.
- ↑ Mr. e P. al gigante.