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230 orlando innamorato [St. 63-66]

         Ma poi che solo in un loco secreto
     Se fo con lei ridotto ultimamente,
     Con un dolce parlare e modo queto,[1]
     E quanto più sapea piacevolmente,
     Se forza de tornarli il viso lieto,
     Che lacrimoso a sè vede presente.
     Lui per vergogna ciò crede avenire,[2]
     Nè il breve tempo scia del suo morire.

         Essa da lui al fin fu scongiurata,
     Per quella cosa che più al mondo amava,
     Che li dicesse perchè era turbata,
     E di tal doglia piena si mostrava,[3]
     Ad essa proferendo tutta fiata
     Voler morir per lei, se il bisognava;
     Et a risposta tanto la stringia,
     Che odete quel che odir già non volia.

         Perchè Tisbina li disse: Lo amore
     Che con tanta fatica hai guadagnato,
     È in tua possanza, e serà ancor quattr’ore.
     Per mantenirte quel che te ho giurato,
     Perdo la vita, ed ho perso l’onore;
     Ma, quel ch’è più, colui che tanto ho amato
     Perdo con sieco, e lascio questo mondo;
     E a te, cui tanto piacqui, me nascondo.

         S’io fossi stata in alcun tempo mia,
     Avendomi tu amata, sì come hai,
     Avrei commessa gran discortesia
     A non averte amato pur assai;
     Ma io non puotevo, e non se convenia:[4]
     Duo non se ponno amare, e tu lo sai;
     Amor non ti portai giammai, barone,[5]
     Ma sempre ebbi di te compassïone.

  1. P. e molto q.
  2. Ml. e P. Ei.
  3. T., Ml. e Mr. voglia (noglia?).
  4. P. omm. io.
  5. Ml. Amor non ortai giamai barone; T. e Mr. Amor non p. già mai a b.