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orlando innamorato |
[St. 55-58] |
Tanto quella convengo differire
Ch’io solva di Prasildo la promessa,1
Quella promessa che mi fa morire;
Poi me darò la morte per me stessa.
Con te ne l’altro mondo io vo’ venire,
E teco in un sepolcro serò messa.
Così ti prego ancora, e strengo forte,
Che morir meco vogli de una morte.
E questo fia de un piacevol veneno,
Il qual sia con tale arte temperato,
Che il spirto nostro a un ponto venga meno,
E sia cinque ore il tempo terminato;
Chè in altro tanto fia compiuto e pieno
Quel che a Prasildo fo per me giurato.
Poi con morte quïeta estinto sia
Il mal che fatto n’ha nostra pacìa.
Così della sua morte ordine dànno2
Quei duo leali amanti e sventurati,
E col viso apoggiato insieme stanno,
Or più che prima nel pianto afocati,
Nè l’un da l’altro dipartir se sanno,
Ma così stretti insieme ed abbracciati.3
Per il venen mandò prima Tisbina
Ad un vecchio dottor di medicina.
Il qual diede la coppa temperata,
Senz’altro dimandare alla richiesta.
Iroldo, poi che assai l’ebbe mirata,
Disse: Or su, chè altra via non c’è che questa,
A dar ristoro a l’alma adolorata.
Non mi serà Fortuna più molesta,
Chè morte sua possanza al tutto serba:
Così se doma sol quella superba.
- ↑ MI. solva.
- ↑ T. ordino.
- ↑ P. Ma, così.... abbracciati, Per (cfr. peraltro il Berni).