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orlando innamorato |
[St. 47-50] |
Aveva Iroldo il lamento ascoltato
Che facea la fanciulla sopra al letto,
Però che egli improviso era arivato,1
Ed avea inteso ciò ch’ella avea detto.
Senza parlare a lei si fo accostato,
Tiensela in braccio e strenge petto a petto;
Nè solo una parola potean dire,
Ma così stretti se credean morire.
E sembravan duo giacci posti al sole,
Tanto pianto ne li occhi gli abondava;
La voce venìa meno a le parole,
Ma pur Iroldo alfin così parlava:
Sopra a ogni altro dolore al cor mi dole
Che del mio dispiacer tanto ti grava,
Perchè aver non potrebbi alcun dispetto
Che a me gravasse, essendo a te diletto.
Ma tu cognosci bene, anima mia,
Che hai tanto senno e tal discrezïone,
Che, come amor se gionge a zelosia,
Non è nel mondo maggior passione.2
Or così parve alla sventura ria
Ch’io stesso del mio mal fossi cagione;
Io sol te indussi la promessa a fare:
Lascia me solo adunque lamentare.
Soletto portar debbo questa pena,
Chè ti feci fallire al tuo mal grato;3
Ma pregoti, per tua faccia serena
E per lo amor che un tempo m’hai portato,
Che la promessa attendi integra e piena,
E sia Prasildo ben remeritato
Della fatica e del periglio grande
A che se pose per le tue dimande.
- ↑ MI. e Mr. che improviso; P. che d’improvviso.
- ↑ MI., Mr. e P. omm. la.
- ↑ P. Ch’io.