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214 | orlando innamorato | [St. 47-50] |
CANTO DUODECIMO
Io ve ho contato la battaglia oscura,
Che ancor tornava in campo quel romore1
De Sacripante, che è senza paura,
E de Agricane, il franco e alto segnore;
Più quella cruda voce non me dura,
E dolcemente contarò de amore:2
Teneti voi, segnor, nel pensier saldo
Dove io lasciai parlarvi de Ranaldo.
La damisella subito dismonta,
E il palafreno a lui donar volìa.
Dicea Ranaldo a lei: Tu mi fai onta
Ad invitarme a tanta vilania.
Lei rispondeva con parole, pronta,
Che seco a piedi mai nol menaria:
Al fin, per far questa novella corta,
Lui montò in sella e quella in groppa porta.3