[St. 27-30] |
libro i. canto xi |
207 |
Egli era in su Baiardo copertato:
Mai non fu visto un baron tanto fiero.
Bordaco il Damaschino era tornato
Dentro alla terra, e vede il cavalliero,
E con molta arroganza li ha parlato:
Or tua possanza ti farà mestiero:
Non te varrà Baiardo a questo ponto.
Ve’ che una volta pur vi fosti gionto!
In ogni modo te convien morire,
Nè pôi mostrar valor nè far deffesa.
Il re Agrican ridendo prese a dire:
— Non facciam di parole più contesa,
Ma tu comincia, se hai ponto de ardire:
Della mia morte pigliane l’impresa;
Chè tu serai il primo a caminare
Là giù, dove molti altri aggio a mandare.1
Portava il re Bordaco una catena,
Che avea da capo una palla impiombata;
Con quella ad Agricane a due man mena,
Ma lui riscontra al colpo con la spata,2
Nè parve pur che lo toccasse apena,
Chè quella cadde alla terra tagliata.
Dicea il Tartaro a lui: Sapra’ mi dire
Qual sappia de noi duo meglio ferire.
Così dicendo, quel baron possente
A due man mena sopra al bacinetto,
E quel fraccassa, e mette il brando al dente
E parte il mento e il collo insino al petto.3
Veggiendo quel gran colpo, l’altra gente
Tutti fuggian, turbati nello aspetto,
E tutti in fuga se pongono in caccia;
Il re Agrican li segue e li minaccia.
- ↑ P. ebbi a.
- ↑ T. al capo con.
- ↑ T., Ml. e Mr. mente e.