[St. 19-22] |
libro i. canto x |
191 |
Diceva Astolfo: Io non ti vo’ negare,
Che un franco cavallier non sia Ranaldo;
Ma questo ben ti voglio racordare,
Che a la battaglia son di lui più saldo.
Alcuna fiata avemmo insieme a fare,1
Ed io gli ho posto intorno tanto caldo,
Che io l’ho fatto sudare insino a l’osso,
E dire: Io te mi rendo, e più non posso.
E il simil ti vo’ dire ancor de Orlando,2
Che della gagliardia se tien stendardo;
Ma se mancasse Durindana il brando,
Come a quell’altro è mancato Baiardo,
Non se andarebbe pel mondo vantando,
Nè se terrebbe cotanto gagliardo;
Non con meco però; chè in ogni guerra
Che ebbi con seco, lo giettai per terra.
La dama non sta già seco a contendere,
Perchè sapea come era solaccevole;3
Nè di Ranaldo lo volse reprendere,
Benchè odirlo biasmar li è dispiacevole;
E ben ne sapea lei la ragion rendere,
Perchè era di quel tempo racordevole
Quando vide a Parigi ogni barone,
E di lor tutti la condizïone.
La dama fa ad Astolfo un grande onore,4
E dentro dalla rocca lo aloggiava.
Ed eccoti levare un gran romore,
Per un messagio che quivi arivava:
Di polvere era pieno e di sudore;
A l’arme! a l’arme! per tutto cridava.
Dentro alla terra se arma ogni persona,
Perchè a martello ogni campana suona.
- ↑ P. volta.
- ↑ P. omm. E.
- ↑ Mr. andrebe pel mondo vantando; P. andrebbe n. m. più v.
- ↑ P. omm. un.