[St. 11-14] |
libro i. canto x |
189 |
Quella vermiglia, che ha le lune d’oro
È del gran Polifermo, re de Orgagna,
Che di stato è possente e di tesoro,
Ed è gagliardo sopra a la campagna.
Io te vo’ racontar tutti costoro,
Nè vo’ che alcun stendardo vi remagna,
Che nol cognoschi e nol possi contare,
Se in altre parte forse hai arrivare.
Vedi là il forte re della Gotìa,
Che Pandragon per nome era chiamato.
Vedi lo imperator de la Rossia,
Che ha nome Argante, ed è sì smisurato.
Vedi Lurcone ed il fier Santaria;
Il primo è di Norvega incoronato,
Il secondo de Sueza; e proximana
Ha la bandera del re de Normana.1
Quel re per nome è chiamato Brontino,
Che porta nel stendardo verde un core.
Il re di Danna li aloggia vicino,
Che ha nome Uldano, ed ha molto valore.
Costoro a l’India prendono il camino,
Perchè Agricane è de tutti il segnore,
E tutti sottoposti a sè li mena,
Per dare a Galifrone amara pena.
Quel Galifrone in India signoreggia
Una gran terra, che ha nome il Cataio,
Et ha una figlia, a cui non se pareggia2
Rosa più fresca de il mese de maio.
Ora Agricane per costei vaneggia,
Nè tiene altro pensiero intro il coraio
Che de acquistar quella bella fanciulla;
Di regno o stato non si cura nulla.
- ↑ Ml. Ala band.; T. e Mr. Alla b.
- ↑ Ml. saparegia; Mr. sa paregia.