[St. 55-58] |
libro i. canto ix |
179 |
Astolfo, che a quello atto ben comprese
Che il cavallier moriva disperato,
Subitamente di Baiardo scese,
E con parole assai l’ha confortato.
Credi, diceva, ch’io sia sì scortese,
Ch’io te toglia quel ben che hai tanto amato?
Teco giostrai per vittoria e per fama:
Mio sia l’onore, e tua sia questa dama.
Il cavallier che a piedi l’ascoltava,
E prima di dolor volea morire,
Or di tanta allegrezza lacrimava,
Che non poteva una parola dire,
Ma e’ piedi al duca e le gambe baciava,
E forte singiottendo disse: Sire,
Or se radoppia la vergogna mia,
Poi ch’io son vinto ancor di cortesia.1
Ed io ben son contento tutta fiata
Di avere ogni vergogna per tuo onore;
Tu m’hai la vita al presente campata:
Sempre perder la voglio per tuo amore.
Io non posso mostrarti mente grata,
Chè di servirti non aggio valore;
E tu sei de ogni cosa sì compiuto,
Che l’altri servi, e tu non chiedi aiuto.2
Mentre che stanno in questo ragionare,
Re Sacripante ariva alla foresta;
E quando la fanciulla ebbe a mirare,
Destina di lasciar la prima inchiesta,
Chè quella dama volìa conquistare,
Fra sè dicendo: Oh che ventura è questa!
Io feci aviso avere arme e destriero;
Or far meglior guadagno è di mestiero.
- ↑ T., Ml. e Mr. amor di.
- ↑ T. e Ml. Che a l’.; P. Ch’a gli.