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orlando innamorato |
[St. 51-54] |
Costui menava seco una donzella,
Alor che con Astolfo se scontrava,
Che tanto cara gli è quanto era bella,
E di bellezza le belle avanzava.
Or come Astolfo il vide in su la sella,
Subitamente a giostra lo invitava:
Prendi del campo, Astolfo li dicia
O ver lascia la dama, e va a tua via.
Diceva Brandimarte: Per Macone,
Prima vi voglio la vita lasciare;
Ma io te aviso, franco campïone,
Poi che donzella non hai a menare,
Che, se io te abato, te torò il ronzone,
E converratti a pedi caminare;
E già non stimo farti villania:
Tu non hai dama, e vôi tormi la mia.
Aveva quel barone un gran destriero,
Che fu ben certo delli avantaggiati.
Or volta l’uno e l’altro cavalliero,
Da poi che insieme fôrno desfidati,
E ritrovârsi al mezo del sentiero,
E de gran colpi se fôrno atrovati.
Ma Brandimarte cadde con tempesta,
E scontrarno e’ destrier testa per testa.
Morì quel del barone incontinente:
Baiardo non curò di quella urtata.1
Ciò non estima il cavallier valente;
Ma di perder la dama delicata
Al tutto se dispera nella mente,
Chè più che ’l proprio cor l’aveva amata.
Poi che ha perso ogni bene, ogni diletto,
Trasse la spada per darse nel petto.