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libro i. canto ix |
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E così Astolfo fu licenzïato,
E via cavalca senza altro pensiero.
Quel re di Circasia molto ha guardato
L’arme dorate e Baiardo il destriero;
E ne l’animo suo si ha destinato
De andar soletto dietro al cavalliero:
Poca fatica a quello alto re pare
L’arme ad Astolfo e quel caval levare.
De sopra a l’elmo trasse la corona,
Chè già non voleva esser cognosciuto;
Lo usato scudo e le insegne abandona.
Era questo re grande e ben membruto,
E forte a meraviglia di persona,
Molto avisato in guerra e proveduto:
Ma poi racontaremo sue prodece1
Nella gran guerra che a Albraca se fece.
Lui segue Astolfo, come è sopra detto,
Che era davanti bene una giornata,
E cavalcava via tutto soletto.
Ed ecco scontra a mezo della strata
Un Saracin, che un altro sì perfetto
Non ha la terra, che è dal mar voltata;
Sua gran virtù conviene che se scopra2
A quella guerra ch’io dissi di sopra.
Quel saracino ha nome Brandimarte,
Ed era conte di Rocca Silvana;
In tutta Pagania per ogni parte
Era sua fama nobile e soprana.
Di torniamenti e giostra sapea l’arte;3
Ma, sopra tutto, la persona umana
Era cortese, e il suo leggiadro core4
Fu sempre acceso di gentile amore.
Boiardo.
Orlando innamorato. Vol. I.
- ↑ T. prodezze.
- ↑ Ml. convene che scopra.
- ↑ P. giostre.
- ↑ T., Ml. e Mr. omm. e.