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orlando innamorato |
[St. 55-58] |
Sì come apparve il giorno il sol lucente,
Ranaldo dentro al muro è giù calato,
E fu una porta alciata: incontinente
Esce ’l monstro diverso e sfigurato.
Sì forte batte l’uno a l’altro dente,1
Che ciascun sopra al muro è spaventato,
Nè di star tanto ad alto se assicura:
Altri se asconde e fuggie per paura.
Solo è Ranaldo lui senza spavento:2
Armato è tutto, ed in mano ha Fusberta.
Ma credo io che a voi tutti sia in talento
Di quel mostro saper la forma aperta.
Acciò che abbiati il suo cominciamento,
Fièllo il demonio, questa è cosa certa,
Del seme de Marchin, che ’n corpo porta
Quella donzella che da lui fu morta.3
Egli era più che un bove di grandezza:
Il muso aveva proprio di serpente;
Sei palme avea la bocca di longhezza,
Ben mezo palmo è lungo ciascun dente.
La fronte ha de cingiale, in tal fierezza
Che non si può guardarla per nïente;
E di ciascuna tempia usciva un corno,
Che move a suo piacere e volge intorno.
Ciascuno corno taglia come spata;
Mugia con voce piena di terrore,
La pelle ha verde e gialla e varïata
Di negro e bianco e di rosso colore;4
Avea la barba sempre insanguinata,
Occhi di foco e guardo traditore;
La mano ha d’omo ed armata de ungione
Maggior che quel de l’orso o del leone.
- ↑ T. e Ml. a l’altro.
- ↑ P. R. allor.
- ↑ P. avea Quella donz. a cui diè morte rea.
- ↑ Ml. e P. negro, bianco.