[St. 35-38] |
libro i. canto viii |
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Con la sua insegna la rocca pigliaro,
Nè dentro vi lasciâr persona viva;
Fanciulli e vecchi, senza alcun riparo,
Ed ogni dama fu de vita priva.
La bella Stella qua dentro trovaro,
Che la sventura sua forte piangiva.
Molte carezze li facea Marchino:
Mai non se piega quel cor pellegrino.
Ella pensava lo oltraggio spietato1
Che li avea fatto il falso traditore,
E Grifon, che da lei fu tanto amato,
Sempre li stava notte e dì nel core;
Nè altro desia che averlo vendicato,
Nè trova qual partito sia il megliore.
Infin li offerse il suo voler crudele
Quello animal che al mondo è di più fele.2
Lo animal che è più crudo e spaventevole,
Ed è più ardente che foco che sia,
È la moglie che un tempo fu amorevole,
Che, disprezata, cade in zelosia:
Non è il leon ferito più spiacevole,3
Nè la serpe calcata è tanto ria,
Quanto è la moglie fiera in quella fiata4
Che per altrui sè vede abandonata.
Ed io ben lo scio dir, che lo provai,
Quando advisata fui di questa cosa.
Io non sentetti maggior doglia mai,5
E quasi venni in tutto rabbïosa:
Ben lo mostrò la crudeltà che usai,6
Che forse ti parrà meravigliosa;
Ma dove zelosia strengie lo amore,
Quel mal che io feci in duo, è ancor peggiore.7
- ↑ Ml. dispietato; P. Pensava ella l’oltr. dispietato.
- ↑ T., Ml. e P. è di più.
- ↑ Mr. omm. il.
- ↑ P. ria in.
- ↑ T. e Mr. senteti.
- ↑ Ml. e Mr. mostra.
- ↑ Ml. che io fece in onta.