[St. 27-30] |
libro i. canto viii |
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Forse per fama avrai sentito dire,
Dicea la vecchia, la crudele usanza
Che questa rocca ha preso a mantenire.
Ora nel tempo che a viver te avanza,
Poi che a diman s’indugia il tuo morire,
(Chè già de vita non aver speranza),
In questo tempo ti voglio contare
Qual cagion fece la usanza ordinare.
Un cavallier di possanza infinita
Di questa rocca un tempo fu segnore.
Vita tenea magnifica e fiorita,
Ad ogni forastier faceva onore;
Ciascun che passa per la strada invita:
Cavallier, dame e gente di valore.1
Avea costui per moglie una donzella,
Che altra al mondo mai fu tanto bella.
Quel cavalliero avea nome Grifone;
Questa rocca Altaripa era chiamata,
E la sua dama Stella, per ragione,
Chè ben parea del celo esser levata.
Era di maggio alla bella stagione;
Andava il cavalliero alcuna fiata
A quella selva che è in su la marina,
Dove giungesti tu in questa mattina.
E passar per lo bosco ebbe sentito
Un altro cavallier, che a caccia andava.
Sì come a tutti, fie’ il cortese invito,
Ed alla rocca qua suso il menava.
Fu quest’altro ch’io dico, mio marito:
Marchino, il sir de Aronda, se chiamava.
Lui fu menato dentro a questa stanza,
Ed onorato assai, come era usanza.