[St. 19-22] |
libro i. canto viii |
153 |
Venne Ranaldo la vista ad alciare:
A sè davanti vede un monticello,
Che facea un capo piccoletto in mare.
Alla cima di quello era un castello,
Che al suon del corno il ponte ebbe a calare;
Fuor ne venne un gigante iniquo e fello:1
Sedeci piedi è da la terra altano,
Una catena e un dardo tiene in mano.2
Quella catena ha da capo un uncino:
Or chi potrà questa opra indovinare?
Come fu gionto il gigante mastino,
Il dardo con gran forza ebbe a lanciare.
Gionge nel scudo, che è ben forte e fino,
Ma tutto quanto pur l’ebbe a passare;
Usbergo e maglia tutto ebbe passato:
Ferì il barone alquanto nel costato.
Dicea Ranaldo a lui: Te tien a mente3
Chi meglio de noi duo di spada fiera!
E vàlli addosso iniquitosamente.
Come il gigante il vide nella ciera,
Volta le spalle e non tarda nïente;
Forte correndo fugge a una riviera.
Questa riviera un ponte sopra avia:
Una sol pietra quel ponte facìa.
Nel capo di quel ponte era uno annello;
Dentro li attacca il gigante l’oncino.
E già Ranaldo è sopra ’l ponticello,
Chè, correndo, al Pagano era vicino.
Tirò lo ingegno con gran forza il fello:
La pietra se profonda. — O Dio divino,
Dicea Ranaldo, aiuta! O Matre eterna!4
Così dicendo va nella caverna.
- ↑ P. Fuora venne; Ml. e Mr. vene.
- ↑ Ml. e Mr. ancino. e cosi al v. 26.
- ↑ Ml. de tiene; P. Deh.
- ↑ P. Oh.... Oh.