[St. 31-34] |
libro i. canto vii |
137 |
Come qui giongie, la porta è serrata,1
Di fuor da quella se odeno gran stride;
Morta è tutta la gente battizata.
Non vole aprir quel portiero omicide;
Perchè la Pagania non vi sia entrata,
Comporta che i Pagan sua gente occide.
Il Danese lo prega e lo conforta
Che sotto a sua diffesa apra la porta.
Quel portier crudo con turbata faccia
Dice al Danese che non vole aprire,
E con parole superbe il minaccia,
Se dalla guardia sua non se ha a partire.
Il Danese turbato prende una accia;
Ma, come quello il vede a sè venire,
Lascia la porta e fuggie per la terra:
Presto il Danese quella apre e disserra.
Il ponte cala lo ardito guerrero;
Sopra vi monta lui con l’accia in mano.
Ora di aver boni occhi li è mestiero,
Chè dentro fugge a furia ogni Cristiano,
E ciascadun vole essere il primero.
Meschiato è tra lor seco alcun pagano;2
Ben lo cognosce il Danese possente,
E con quella accia fa ciascun dolente.
Gionge la furia de’ pagani in questa:3
Avanti a tutti gli altri è Serpentino.
Sopra del ponte salta con tempesta,
L’accia mena il Danese paladino,
E giongie a Serpentino in su la testa.
Tutto se avampa a foco l’elmo fino,
Perchè di fatasone era sicura
Del franco Serpentin quella armatura.
- ↑ P. giunse.
- ↑ Ml. e Mr. Mescolato talor seco; P. Mescolato è con seco.
- ↑ P. Giunse.