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orlando innamorato |
[St. 27-30] |
Gradasso si ritorna al pavaglione;
Non dimandati se l’ha gran dolore.
Radotto nel campo era un gran vecchione,1
Che della medicina avea l’onore.
Legò il genocchio con molta ragione;
Poi de radice e d’erbe avea un liquore,
Che, come il re Gradasso l’ha bevuto,
Par che quel colpo mai non abbia avuto.
Or torna alla battaglia assai più fiero:
Non è rimedio alla sua gran possanza.
Venegli addosso il marchese Oliviero,
Ma lui lo atterra de un colpo de lanza.2
Avolio, Avino e Guido et Angeliero3
Van tutti quattro insieme ad una danza:
A dire in summa, e’ non vi fu barone
Che non l’avesse quel giorno pregione.
Il popol cristïano in fuga è volto.
Nè contra a’ Saracin più fan diffesa.
Ogni franco baron di mezzo è tolto,
L’altra gentaglia fugge alla distesa.
Non vi è chi mostri a quei pagani il volto;
Tutta la bona gente è morta, o presa;
Gli altri tutti ne vanno in abandono.
Sempre alle spalle e’ Saracin li sono.
Or dentro da Parigi è ben palese
La gran sconfitta, e che Carlo è in pregione.
Salta del letto subito il Danese,4
Forte piangendo, quel franco barone.
Fascia la coscia, vestise l’arnese,5
Ed a la porta ne viene pedone;
Chè, per non indugiare, il sir pregiato
Comanda che il destrier li sia menato.
- ↑ T., M. e Mr. Se radotto nel campo hier un; P. Radotto era n. c.
- ↑ P. quel l’.
- ↑ T. Avorio.
- ↑ P. dal.
- ↑ T., Ml. e Mr. vestisse.