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orlando innamorato |
[St. 19-22] |
Quella gente de Spagna se ne andava
A tutta briglia fuggendo nel piano.[1]
Marsilio, nè Grandonio li voltava,
Anci con gli altri in frotta se ne vano.[2]
E lo Argalifa le gambe menava,
E il re Morgante, quel falso pagano;
Spinella si fuggiva alla distesa:
Sol Ferraguto è quel che fa diffesa.
Lui ritornava a guisa di leone,[3]
Nè mai le spalle al tutto rivoltava.
Adosso a lui sempre è il franco Dudone,
Olivieri e il re Carlo martellava.
Lui or de ponta, or mena riversone,
Or questo, or quel di tre spesso cacciava;
Ma, come egli era punto dai soi mosso,
A furia tutti tre gli eran adosso.
E certamente l’avrian morto, o preso,
Ma, come è detto, ritornò l’Alfrera.
Mena il bastone di cotanto peso,
Al primo colpo divide una schiera.
Già Guido di Bergogna a lui si è reso,
Con esso il vecchio duca di Bavera;
Ma Olivïer, Dudone e Carlo Mano[4]
Tutti tre insieme adosso a lui ne vano.
Chi di qua, chi di là li viene a dare,[5]
Ciascun li è intorno con fronte sicura;
Lui la zirafa non può rivoltare,
Ch’è bestia pigra molto per natura.
Colpi diversi ben potea menare:
Re Carlo e gli altri de schiffarli han cura;[6]
Ma, poi che più non può, nanti a Gradasso
Con la ziraffa fugge di trapasso.
- ↑ P. fugge ogni Pagano.
- ↑ P. spaccia ’l piano.
- ↑ P. quel.
- ↑ T. e Ml. Oliviero e’l.
- ↑ MI. e Mr. vene; P. venne.
- ↑ P. Ma C.