[St. 15-18] |
libro i. canto vii |
133 |
Ferraguto scontrò con Olivieri:
Ebbe vantaggio alquanto quel pagano,
Ma non che lo piegasse de il destrieri;
Poi cominciorno con le spade in mano.
E scontrorno Spinella ed Angelieri;
E il re Morgante se scontrò con Gano,
E lo Argalifa e il duca di Bavera,
E tutta insieme poi schiera con schiera.
Così le schiere sono insieme urtate.
Grandonio era afrontato con Dudone;
Questi si davan diverse mazate,
Però che l’uno e l’altro avea il bastone.
Par che le gente siano acoppïate;
Re Carlo Mano è con Marsilïone:
E ben l’arebbe nel tutto abattuto,
Se non gli fosse gionto Ferraguto,
Che lasciò la battaglia de Oliviero,
Tanto gl’increbbe di quel suo cïano.
Ma quel marchese, ardito cavalliero,
Venne allo aiuto lui de Carlo Mano.1
Or ciascun di lor quattro è bon guerrero,
Di core ardito e ben presto di mano;
Re Carlo era quel giorno più gagliardo
Che fosse mai, perchè era su Baiardo.
Ciascuno è gran barone, o re possente,2
E per onore e gloria se procaccia;
Non se adoprano i scudi per nïente,
Ogni om mena del brando ad ambe braccia.
Ma in questo tempo la cristiana gente
La schiera saracina in rotta caccia;
Del re Marsilio è in terra la bandiera.
Ecco alla zuffa è tornato l’Alfrera.
- ↑ P. a l’aiuto di re.
- ↑ P. omm. è.