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130 orlando innamorato [St. 3-6]

        De un’altra uscitte il possente Angelieri,[1]
     Dudon quel forte, che a bontà non mente;
     E da Porta Real vien Olivieri,[2]
     E di Bergogna quel Guido possente;
     Il duca Naimo e il figlio Belengieri,
     Avolio, Otone, Avino, ogniom valente,[3]
     Chi da una porta e chi da l’altra vene,[4]
     Per dare a’ Saracin sconfitta e pene.

        Lo imperator, de gli altri più feroce,
     Uscitte armato, e guida la sua schiera,
     Racomandando a Dio con umil voce
     La cità di Parigi, che non piera.
     Monaci e preti con reliquie e croce
     Vanno de intorno, e fan molte preghera
     A Dio e a’ Santi, che diffenda e guardi
     Re Carlo Mano e’ soi baron gagliardi.

        Ora suona a martello ogni campana,[5]
     Trombe, tamburi, e cridi ismisurati;[6]
     E da ogni parte la gente pagana
     Davanti, in mezzo e dietro eno assaltati.
     Battaglia non fu mai cotanto strana,
     Chè tutti insieme son ramescolati.
     Olivier tra la gente saracina
     Un fiume par che fenda la marina.

        Cavalli e cavallier vanno a traverso,
     E questo occide, e quel gietta per terra;
     Mena Altachiara a dritto ed a roverso,
     Più che mille altri ai Saracin fa guerra:
     Non creder che un sol colpo egli abbia perso.
     Ecco scontrato fu con Stracciaberra,
     Quel negro de India, re di Lucinorco,
     C’ha for di bocca il dente come porco.[7]

  1. T. e Mr. uscite, e cosi al v. 10.
  2. T. e Ml. viene.
  3. T. Avorio; Ml. e Avino.
  4. Mr. venne; T. e MI. daltra ne viene.
  5. Ml. e Mr. Or sona; P. Or sonava.
  6. T., Ml. e P. Trombe, tamburi.
  7. P. come un.