[St. 47-50] |
libro i. canto vi |
123 |
Entra la porta sopra a Brigliadoro,
Fuor di se stesso, quel conte di Brava.
Smonta a un palagio de sì bel lavoro,
Che per gran meraviglia il riguardava;
Sopra a colonne de ambro e base d’oro1
Una ampla e ricca logia se posava;
Di marmi bianchi e verdi ha il suol distinto,2
Il cel de azurro ed ôr tutto è depinto.
Davanti della logia un giardin era,
Di verdi cedri e di palme adombrato,
E de arbori gentil de ogni maniera.
Di sotto a questi verdeggiava un prato,
Nel qual sempre fioriva primavera:
Di marmoro era tutto circondato;
E da ciascuna pianta e ciascun fiore
Usciva un fiato di suave odore.
Posesi il conte la logia a mirare,3
Che avea tre facce, ciascuna depinta.
Sì seppe quel maestro lavorare,
Che la natura vi serebbe vinta.
Mentre che il conte stava a riguardare,
Vide una istoria nobile e distinta.
Donzelle e cavallieri eran coloro:
Il nome de ciascuno è scritto d’oro.
Era una giovanetta in ripa al mare,
Sì vivamente in viso colorita,
Che, chi la vede, par che oda parlare.
Questa ciascuno alla sua ripa invita;
Poi li fa tutti in bestie tramutare.
La forma umana si vedia rapita;
Chi lupo, chi leone e chi cingiale,
Chi diventa orso, e chi grifon con l’ale.4
- ↑ T. Sopra ha; P. Sopra colonne.
- ↑ T., Mr. e P. il suo.
- ↑ T. e Mr. Posessi
- ↑ Ml., Mr. e P. con ale.