[St. 79-82] |
libro i. canto v |
109 |
Come ’l gigante il vide, prese a dire:
Misero cavallier! Malvagia sorte
Fu quella che ti fece qui venire.
Sappi che questo è il Ponte della Morte;
Nè più di qui ti potresti partire,
Perchè son strate inviluppate e torte,[1]
Che pur al fiume te menan d’ogniora:
Convien che un di noi doi sul ponte mora.
Questo gigante che guardava il ponte,
Fu nominato Zambardo il robusto:
Più de duo piedi avea larga la fronte,
Ed a proporzïon poi l’altro busto.
Armato proprio rasembrava un monte,
E tenea in man di ferro un grosso fusto;
Dal fusto uscivan poi cinque catene,
Ciascuna una pallotta in cima tiene:[2]
Ogni pallotta vinte libbre pesa;[3]
Da capo a piede è di un serpente armato,[4]
Di piastre e maglia, a fare ogni diffesa;
La simitara avea dal manco lato.
Ma, quel che è peggio, una rete ha distesa,
Perchè, quando alcun l’abbia contrastato,
Et abbia ardire e forza a meraviglia,
Con la rete di ferro al fine il piglia.[5]
E questa rete non si può vedere,
Perchè coperta è tutta ne l’arena;
Lui col piede la scocca a suo piacere,[6]
E il cavallier con quella al fiume mena.
Rimedio non si pote a questo avere;
Qualunche è preso, è morto con gran pena.
Non sa di questa cosa il franco conte:
Smonta il destriero e vien dritto in sul ponte.
- ↑ P. storte.
- ↑ Mr. balota; Ml. palota.
- ↑ Ml. palota.
- ↑ Mr. omm. è.
- ↑ Ml. In la. P. fin lo.
- ↑ Ml. o Mr. con li piedi; P. Ei co’ piedi.