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106 orlando innamorato [St. 67-70]

        E s’io volessi te remeritare,
     Non bastarebbe mia possanza umana.
     Questo libretto voglilo accettare,
     Chè è de virtù mirabile e soprana,
     Perchè ogni dubbioso ragionare
     Su queste carte si dichiara e spiana.
     E, donatogli il libro, disse: Addio!
     E molto allegro da lui se partio.

        Orlando s’arestò col libro in mano,
     E fra sè stesso comincia a pensare;
     Mirando al scoglio che è cotanto altano,
     Ad ogni modo in cima vol montare,
     E vol veder quel mostro tanto istrano,
     Che ogni dimanda sapea indivinare.
     E sol per questo volea far la prova:
     Per saper dove Angelica si trova.

        Passa nel ponte con vista sicura,
     Chè già non lo divieta quel gigante.
     Egli ha provata Durindana dura,
     Dàgli la strata: Orlando passa avante.
     Per una tomba tenebrosa e oscura
     Monta alla cima quel baron aitante,
     Dove, entro a un sasso rotto per traverso,
     Stava quel monstro orribile e diverso.

        Avea crin d’oro e la faccia ridente,
     Come donzella, e petto di lïone;
     Ma in bocca avea di lupo ogni suo dente,
     Le braccie d’orso e branche di grifone,
     E busto e corpo e coda di serpente;
     L’ale depinte avea come pavone.
     Sempre battendo la coda lavora,
     Con essa e' sassi e il forte monte fora.

27. Ml. omm. suo. — 29. P. Il busto.