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orlando innamorato |
[St. 59-62] |
Dirotti la cagion perch’io me doglio,
Rispose lui, da poi che il vôi sapere.
Qui drieto a due miglia è uno alto scoglio,
Che a la tua vista pô chiaro apparere;
Non a me, che non vedo come io soglio,[1]
Per pianger molto e per molti anni avere.
La ripa di quel scoglio è d’erba priva,
E di colore assembra a fiamma viva.
Alla sua cima una voce risuona:
Non se ode al mondo la più spaventosa;
Ma già non te scio dir ciò che ragiona.
Corre di sotto una acqua furïosa,
Che cingie il scoglio a guisa di corona.
Un ponte vi è di pietra tenebrosa,
Con una porta che assembra a diamante;
E stavvi sopra armato un gran gigante.
Un giovanetto mio figliuolo ed io
Quivi dapresso passavam pur ora;
E quel gigante maledetto e rio,
Quasi dir posso ch’io nol vidi ancora,
Sì de nascoso prese il figliol mio;
Hassel portato, e credo che il divora.
La cagion de che io piango, or saverai;[2]
Per mio consiglio indietro tornarai.
Pensossi un poco, e poi rispose Orlando:
Io voglio ad ogni modo avanti andare.[3]
Disse il palmiero: A Dio ti racomando,
Tu non debbi aver voglia di campare.
Ma credi a me, che il ver te dico: quando
Avrai quel fier gigante a remirare,
Che tanto è lungo, e sì membruto e grosso,
Pel non avrai che non ti tremi adosso. [4]
- ↑ P. veggio, come.
- ↑ T. saputa hai; Ml. e P. saputo hai.
- ↑ P. innanti.
- ↑ Mr. trema.