[St. 39-42] |
libro i. canto v |
99 |
Or ecco Draginazo che s’appara;1
Proprio è Gradasso, et ha la sopravesta
Tutta d’azurro e d’ôr dentro la sbara,
E la corona d’ôr sopra la testa,
L’armi forbite e la gran simitara,
E ’l bianco corno, che giamai non resta,
E per cimero una bandiera bianca;
In summa di quel re nulla gli manca.
Questo demonio ne vene sul campo:
Il passeggiare ha proprio di Gradasso;
Ben dadovero par ch’el butti vampo.2
La simitara trasse con fraccasso.
Ranaldo, che non vole avere inciampo,
Sta su l’aviso e tiene il brando basso;
Ma Draginazo con molta tempesta
Li calla un colpo al dritto della testa.
Ranaldo ebbe quel colpo a riparare:
D’un gran riverso gli tira alla cossa.
Or cominciano e colpi a radoppiare;
A l’un e l’altro l’animo s’ingrossa.
Mo comincia Ranaldo a soffïare,3
E vol mostrare a un punto la sua possa:
Il scudo che avea in braccio getta a terra,
La sua Fusberta ad ambe mane afferra.
Così crucioso, con la mente altiera,
Sopra del colpo tutto se abandona.
Per terra va la candida bandiera;
Calla Fusberta sopra alla corona,
E la barbuta gietta tutta intiera.
Nel scudo d’osso il gran colpo risuona,
E dalla cima al fondo lo disserra;
Mette Fusberta un palmo sotto terra.
- ↑ T. Darginazo e così al v. 15.
- ↑ T. da dovere; Mr. da dover.
- ↑ P. Or mo.