[St. 31-34] |
libro i. canto v |
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Ma poi che un pezzo indarno ha predicato,
Disse: Vedi, Ranaldo, e’ si suol dire,
Ch’altro piacer non s’ha de l’omo ingrato
Se non buttarli in occhio il ben servire.
Quasi per te ne l’inferno m’ho dato:
Tu me vôi far nella pregion morire.
Guârti da me; ch’io ti farò uno inganno,
Che ti farà vergogna, e forse danno.
E, così detto, avante a lui se tolse.
Subitamente se fo dispartito;1
E come fo nel loco dove volse
(Già caminando avea preso il partito),
Il suo libretto subito disciolse.
Chiama i demonî il negromante ardito;
Draginazo e Falsetta trà da banda:
Agli altri il dipartir presto comanda.2
Falsetta fa adobar com’uno araldo,3
Il qual serviva al re Marsilïone.
L’insegna avea di Spagna quel ribaldo,
La cotta d’arme, e in mano il suo bastone.
Va messagiero a nome de Ranaldo,
E gionse di Gradasso al paviglione,
E dice a lui che a l’ora de la nona
Avrà Ranaldo in campo sua persona.
Gradasso lieto accetta quello invito,
E d’una coppa d’ôr l’ebbe donato.
Subito quel demonio è dipartito,
E tutto da quel che era, è tramutato;
Le annelle ha ne l’orecchie, e non in dito,
E molto drappo al capo ha inviluppato,
La veste lunga e d’ôr tutta vergata;
E di Gradasso porta l’ambasciata.
Boiardo. Orlando innamorato. Voi. I. 7
- ↑ P. Subitamente, e.
- ↑ P. tosto.
- ↑ T., MI. e Mr. fa dobar.