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orlando innamorato |
[St. 19-22] |
E detto questo se ne andò nel mare,
Là dove Malagise era pregione;
Con l’arte sua là giù si fe’ portare,1
Chè andarvi ad altra via non c’è ragione.
Malagise ode l’uscio disserrare,
E ben si crede in ferma opinïone,
Che sia il demonio, per farlo morire,
Perchè a quel fondo altrui non suol mai gire.
Gionta che fu là dentro la donzella,
Di farlo portar sopra ben si spaccia;
E poi che l’ebbe entro una sala bella,
La catena li sciolse dalle braccia;
E nulla per ancora gli favella,2
Ma ceppi e ferri dai piè li dislaccia.
Come fu sciolto, li disse: Barone,
Tu sei mo franco, ed ora eri prigione.
Sì che, volendo una cortesia fare
A me, che fuor te trassi di quel fondo,
Da morte a vita mi pôi ritornare,
Se qua mi meni il tuo cugin iocondo:
Dico Ranaldo, che mi fa penare.
A te la mia gran doglia non nascondo:3
Penar fa me de amore in sì gran foco,4
Che giorni e notte mai non trovo loco.5
Se me prometti nel tuo sacramento
Far qua Ranaldo inanti a me venire,
Io te farò de una cosa contento,
Che forse de altra non hai più desire:
Darotti il libro tuo, se n’hai talento;
Ma guarda, stu prometti, non mentire;
Perchè te aviso che uno annello ho in mano,
Che farà sempre ogni tuo incanto vano.
- ↑ T. e MI. fa.
- ↑ P. pur.
- ↑ P. secondo.
- ↑ MI. fame; P. fammi.
- ↑ P. giorno.