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48 | il contr’uno |
buoni re, che hanno assoldato stranieri, ed anche dei re francesi, e più ne’ tempi passati che adesso; ma col solo fine di conservare que’ di casa, non curando il perder moneta, dove si risparmiano uomini; come diceva, mi pare, il grande Scipione Africano, che si sarebbe tenuto più di salvar la vita a un cittadino che di uccidere cento nemici. Ma in quanto a’ tiranni è certo che e’ non credono mai di avere assicurato la loro potenza, finchè non son venuti a termine di non aver sotto di sè verun uomo prode ed animoso. Dunque al tiranno starà bene il cantargli quel che Trasone appresso Terenzio si vanta di aver rinfacciato al maestro degli elefanti:
Tu fai tanto il feroce
Perchè in governo hai bestie.
Ma tale astuzia dei tiranni d’imbestiar i lor sudditi non si può meglio apprendere che dal modo tenuto da Ciro co’ Lidj, presa che ebbe Sardi, metropoli della Lidia, e ricevuto a discrizione Creso, quel re tanto ricco, e menatolo schiavo. Egli ebbe novella che i Sardesi, avean fatto novità: e’ gli potea aver tutti in pugno; ma, non volendo saccheggiare una sì bella città, nè sempre aver il sopraccapo di tenerci un esercito per guardarla, che ti fece per assicurarsene? l’empì di bordelli, di osterie, di giuochi pubblici, e fece bandire che i cittadini gli avessero avere in pregio; e gli fece tanto buona prova questa guarnigione, che d’allora in là, non ci fu più bisogno d’una sciabolata contro i Lidj. Questi poveri diavoli si spassavano a inventar giuochi sopra giuochi, tanto che i Latini composero da loro la parola, e ciò che noi diciam Passatempi essi lo dicono LUDI, che quasi tanto è a dire quanto LYDI. Non tutti i tiranni hanno fatto vedere così apertamente di volere in-