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4 | lettera |
malattía il lasciava parlare, che in sì forte punto nulla non gli uscirebbe di bocca se non di grande e di esemplare; e però ci stava attento quanto poteva. Vero è, signore, ch’io sono di non troppa memoria, e questa poca è tuttora sbalordita dal colpo di sì dolorosa e grave perdita; e può darsi che parecchie di quelle cose ch’io vorrei si sapessero mi sieno uscite di mente; ma tutte quelle che mi ci son rimaste, ve le ritrarrò quanto più posso al naturale: benchè a dipingervelo così spietatamente arrestato nel suo animoso cammino, a mettervi dinanzi agli occhi quell’indomito coraggio in un corpo vinto e oppresso dal violento sforzo della morte e del dolore, confesso che ci vorrebbe altro stile che il mio; perchè, sebbene quand’era sano e parlava di cose gravi e di conto, lo facesse per forma che nè anche a scriverle si potessero dir sì belle, e par proprio che in su quel punto l’ingegno e la lingua si mettessero a prova per rendergli l’ultimo servigio; e vi accerto di non averlo mai trovato così ricco di tante belle immagini nè di tanta eloquenza, come nel corso della sua malattía. Se poi, o signore, vi parrà ch’io abbia voluto dar valore a’ suoi discorsi più lievi e più comuni, l’ho fatto apposta, perchè detti in que’ momenti e nell’estremo di un sì gran frangente, fanno singolare testimonianza della quiete, della tranquillità e della severità di quell’anima.
Nel tornare da palazzo lunedì 9 di agosto del 1563, gli mandai a dire che venisse a desinar da me; ed egli mi fe’ rispondere che stava un po’ poco bene, e che anzi avrebbe