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Chè tentato avria in van fargli contrasto. Mentre facile a un Dio tutto si rende.

De’ suoi seguaci 1 Imen- canta una parte, * L’altra ripete in alto suon gli evviva. • Così al letto nuziale il Dio /-la Sposa ’ Furon guidati, e s’annodare insieme. Quando tu sederai 1 con donna a mensa,

E di Bacco • a- te offerti idoni sieno, ’

Tu a Bacco,ea’Numi chetatila cena in cara Porgerai 1 voti, onde dal vin non venga * > • Offeso il capo tuo; Quivi- tu puoi* ‘ (

Con ambigue parole a lei far noti ‘

1 segreti del cor, ma però >in modo Che ben s’accorga esser a lei dirette. Potrai tu ancor con gocciole di vino Teneri accepti esporre, onde conosca, Ch’ella assoluto ha nel tuo core: impero. Co* tuoi s’incontrin gli occhi suoi,*ed il fòco Che t’arde il sené’, a leifaccian palese; Parla talora col silenzio il volto.

Procura il primo di rapir la tazza.

In cui bevv’ella, e dove i labbri impresse, Bevi tu pur: qualunque il cibo sia Bichieder dei, che tocco avrà ’col dito; 1 E mentre il chiedi, a lei stringi la mano. Volgi i tuoi voti pure, onde tu piaccia * Della Bella- al Marito. Assai ti puóte • Util recar, se a te sia fatto amico.

Se dai la legge al bere, a lui la mano (53)

(53) Solevano i Romani appena posti a mensa eleggere il maestro della cena, che da Orazio ( lib. i. od, 9. ) si chiama il Taliarco. Prescriveva il medesimo le leggi del convito e la maniera -.di bevere, e ordì Digitized by Google