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Con cui ti pregherà, che l’amoroso Linguaggio cessi; m a desia il contrario Entro il suo core, e vuol che tu prosegua. Continua dunque; e alfin resi contenti Saranno i voti tuoi. Quando supina Vien trasportata sulle molli piume. Fingendo indifferenza, ti presenta Della Padrona alla lettiga; e canto,

E in cifre ambigue quanto puoi favella. Onde- qualchle ’importuno udir -non possa Il vostro ragionar. Se volge il piede Negli spaziosi portici, tu quivi Trattienti fin ch’ella’ -vi fa dimora.

Or la precedi ed or la segui a tergo:

Or lento movi il passo, ed or t’affretta. Nè d’inoltrarti in mezzo alle colonne Abbi’ rossor, nè di sederle al fianco.

Non- ne’ Teatri senza te si trovi,

E segnai pótti al teigo, onde la vegga. Giacch’ivi il puoi, contemplala, e le dici Quanto brami co’ segni e con lo sguardo. Alla saltante applaudisci, e sii Favorevole a quei che rappresenta Personaggio amoroso. S’ella sorge,

Sorgi; e ti assidi - pur, s’ella s’assida;

E a suo -piacere il tempo tuo consuma.

Ma non volere innanellare il crine Con "caldo ferro, e con mordace pomice 1 Stropicciarti le gambe; il che tu lascia ’. A’ molli Sacerdoti di Cibale. (4.9), 0J •. l

(49) Ope, o Vesta, che ancor dìcesi Rea, e la Dea Buona, è Madre degli Dei, e si chiama Gibele; per che nel monte Gibele di Frigia le furono la prima

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