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E la sparsa nel foro, infausta arena.
Ivi pugnò spesso il Fanciul di Venere,
E chi andò per mirar altri piagato,
Ferito pur rimase. Ah quante volte
Mentre un la lingua a ragionar discioglie,
Tocca la mano, tiene il libro, e cerca.
Il vincitore del proposto premio,
IL volatile strai senti nel seno,
Gemè piagato, e accrebbe pregio al gioco!
Ah fu bello il mirar quando con pompa
Solenne Cesare introditsse il primo 1
Non avvezze a pugnar in finta guerra
E le persiche navi e le cecropie!
Da questo e da quel mar vennero allora
Giovani vaghi, amabili donzelle,
E la Città racchiuse immenso mondo.
Fra tanta turba di leggiadri oggetti
Chi non trovò da far paghi i suoi voti?
Oh quanti e quanti a forestiero laccio
Porsero il piè! Ma Cesar s’apparecchia2

  1. Cesare Augusto fece presso il Tevere rappresentare una battaglia navale detta Neumachia. Introdusse in questa a combattere le flotte che Marc’ Antonio aveva raccolte contro di lui nell' Oriente, e le navi ateniesi denominate Cecropie da Cecrope primo Re d'Atene, che seguirono il partito di M. Antonio Furono queste armate navali vinte tutte da Azio, e servirono nella Neumachia d'un brillante spettacolo a tutta Roma.
  2. Augusto destinò una spedizion per l' Oriente contro Fraate, e vi mandò il suo Nipote Cajo nato da Agrippa e da Giulia. Marco Crasso e Publio suo figlio avidi delle ricchezze de' Parti intrapresero contro i medesimi una guerra, in cui furono poi essi miseramente trucidati con undici Legioni. Per far a Cesare un encomio, dice ora il Poeta, che deve Cajo riportar vittoria di que' popoli, e riacquistar le insegne romane da loro tolte a Crassi.