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Tutte assale il timore, e in varj modi:
Questa il petto percote, il crin si straccia;
Quella riman priva di sensi; alcuna
Non per il duol fa proferir parola;
Altra la cara madre appella invano;
Chi quale statua immobile rimane;
Chi fugge, e chi di grida il cielo assorda.
Ma le rapite Giovani condotte
Son via, qual preda geniale e cara.
Di pudico rossor tinsero molte
Le delicate guance, e vie più piacquero.
Se troppa ripugnanza alcuna mostra,
E seguir nega il suo compagno, questi
La porta fra le sue cupide braccia,
E si le dice: a che d’amaro pianto
Da begli occhj tu versi un fiume? teco
Sarò come alla Madre è il Genitore.
Romolo, tu il primiero a’ tuoi soldati
Vera recar felicità sapesti;
Se tal sorte goder potessi anch’io,
Io pur non sdegnerei d’esser soldato.
Però da quell’esempio anco a’ dì nostri
Trovan le Belle ne’ Teatri insidie.
D’esser presente ognor cerca e procura
Alle corse de’ rapidi destrieri.
Di gran popol capace il Circo augusto
Molti a te recherà comodi; d’uopo
Onde spiegare i tuoi pensieri arcani
Non avrai delle dita, nè co’ cenni
Intendere dovrai. Franco t’assidi,
Che niuno il vieta, alla tua donna accanto.
Quanto più puoi t’accosta al di lei fianco,
E procura che il loco anzi ti sforzi
A toccarla, quand’ella ancor non voglia.