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Riforma aperta, negli Stati loro operavano effetti molto grandi. A queste cose replicò il Pico ch’egli grandemente scandalizzato, nonché maravigliato, rimaneva della sciocca pretensione che di loro stessi avevano i riformatori: la vanitá dell’esercizio de’ quali benissimo si conosceva dal non udirsi da cosi lunghe fatiche loro altro che strepito infinito senza frutto alcuno. Riprese allora monsignore Dino il Pico, e liberamente li disse che non altra cosa piú necessaria e di maggior conseguenza si dava in qualsivoglia Stato, che la casa dei riformatori perpetuamente si vedesse aperta e facesse rumore; perché grandissimi erano i frutti che uscivano da essi, ma che non tutti gli uomini avevano giudizio da saperli conoscere: poiché non per introdurre il bene nel mondo e la virtú tra le genti da prencipi sagaci negli Stati loro erano state introdotte le riforme, ma solo affine che per freno e per fortissimo riparo servissero agli abusi, acciò tanta forza non pigliassero, che in pochi anni liberamente e senza ostacolo alcuno appestassero l’universo. Oltre che operavano ancora il mirabilissimo effetto di perpetuamente appresso i sudditi mantenere il prencipe in riputazione, mostrando loro ch’egli con una ottima mente invigilava al ben universale; essendo costume degli uomini di cosi contentarsi della retta volontá che scorgono ne’ prencipi, come de’ buoni effetti che si veggono uscir da essi: cosa altrettanto vera, quanto l’ultimo e maggior errore, che potevano commettere quelli che dominavano, era, rilasciando la briglia alle corruttele e agli abusi, far conoscere ad ognuno che dietro le spalle si erano gettata la cura del mondo.