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Macchiavellum molte cose si vedevano notate, dígníssime di esser nella disperata politica di quell’empio scrittore censurate e corrette: ma che però, in tutta quell’opera non avendo essi saputo vedere che pur minima menzione si facesse della ruina di gente o di popolo alcuno, erano di parere che quelle parole « De ruinis gentium », come superflue e nella fronte del libro solo poste per maggiormente gonfio, pomposo e curioso rendere il titolo dell’opera, si dovessero cancellare. Il ricordo de’ signori censori da Sua Maestá e dal famoso collegio virtuoso cosi prontamente fu seguitato, che Apollo gravemente si dolse dell’abuso bruttissimo di molti scrittori, i quali, per altrui piú dotte e curiose far parer le opere loro, la bruttissima fraude usavano di por loro titoli grandemente pomposi e magnifici, senza riguardo alcuno avere che diversissimi erano dalle materie ch’entro l’opera si trattavano: fraude che, solo essendo commessa in grazia degl’ingordi librari per piú correnti nello spaccio render i libri stampati da essi, molto simile era alla falsitá di que’ mercatanti che, il grano vendendo ne’ sacchi, la mala robba fracida che era nel fondo, ricoprivano con l’accapatissimo grano che ponevano nella cima; e che i virtuosi scrittori dovevano credere che le nobili materie, dottamente trattate nel corpo de’ libri, cosi famosi rendevano í titoli, ancorché poco curiosi, come un titolo, dissimile alla materia trattata, infinitamente svergognava qualsivoglia elegante composizione. Dette poi che ebbe Apollo queste cose, al nome e agli scritti di cosi celebre letterato, conforme al solito costume di questa corte, favoritissimamente fu decretata l’immortalitá.

Seguita che, nel modo che si è detto, fu l’ammissione del Bozio in Parnaso, avanti il padiglione dell’udienza, a cavallo, con una guida ch’aveva innanzi, comparve un poeta italiano; il quale, per potere a tempo giungere nella solennitá del giorno della pubblica ammissione de’ letterati in Parnaso, in Corinto era montato nelle poste. Costui, come prima scese da cavallo, con gli stivali e con gli sproni che aveva in piedi, si presentò avanti Apollo, nelle mani del quale consegnò un canzoniere composto da lui; e appresso fece istanza che alle sue Rime e

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