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loro pili bolliva, i danari a censo per fuggir la vergogna dt ridursi poi nella vecchiezza alla vii miseria di far la ruffiana, era sapienza piú che platonica e però degna di essere ammirata e imitata da ognuno; e che officio dell’uomo accorto era di talmente alla caritá del prossimo congiungere anco gl’interessi de’ propri commodi, che, per quella sazietá, che alla fine assale ogn’uomo, mancando negli amici l’amore, altri commodamente avesse potuto sostentarsi, senza correr pericolo di esser forzato nella decrepita etá sua con la barba bianca andar mendicando il pane del dolore.

Non cosi tosto Despauterio si fu partito dall’udienza, che unitamente vi comparvero Olao Magno, curioso scrittore delle cose gotiche e delle altre nazioni settentrionali, e l’istorico de’ tanto famosi regni della China; i quali, presentati che a Sua Maestá ebbero gli scritti loro, la solita istanza fecero che fossero-, consecrati all’immortalitá. Allora l’eloquentissimo Tito Livio, sovrano prencipe de’ latini istorici, con la relazione che di ordine di Apollo fece di quelle istorie, acerbamente le impugnò, accusandole per favolose e piú tosto scritte con le invenzioni di un curioso capriccio, che con quella soda veritá, alla quale tanto era obbligato colui che tra gli uomini letterali voleva meritare il pregiatissimo nome di perfetto istorico. Dopo la relazione di Livio, agi’ istorici di tutte le classi comandò Apollo che dicessero i voti loro; i quali tutti conformi furono all’opinione del magno Livio, mercé che a que’ letterati azione di grandissimo scandalo parve che fosse tra la severa scrittura istorica ammetter le rilassate composizioni di quegl’ ingegni vanamente curiosi, che gli scritti loro avevano empiuti di cose incredibili e però meramente favolose. Solo il politico Tacito dal parer di Livio e degli altri istorici fu trovato dissimile; il qual disse che, avendo que’ virtuosi scritto i costumi, depinto i paesi e raccontato i fatti delle piú remote nazioni settentrionali e de’ lontanissimi popoli dell’Oriente, con essi non si doveva proceder con quel rigore, che esquisitissimo con quelli si osservava, che delle nazioni conosciute, de’ popoli vicini tessevano le istorie loro: mercé che appresso ognuno « Omne ignotum Pro