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sempre gloriosa tra le genti averebbe mantenuto il nome e sostentata la fama di cosi celebre poeta.

Fornita che fu la solennitá di questa stipulazione, il famosissimo Francesco Petrarca ancor egli sali nel pulpito medesimo; € voltatosi verso Apollo: — Sire — disse — delle buone lettere, il piú soave, il piú terso, ben limalo e purgato scrittore, che in questi tempi abbia l’italiana mia poesia lirica, è quel reverendissimo padre don Angelo Grillo, nobil virtuoso genovese, ch’io tanto mi glorio di aver nel numero de’ miei seguaci, che particolar ambizione sento di potere ora nominar in questo tanto celebre luogo, e in questo secolo particolarmente, nel quale, affatto essendo mancata la buona scuola dei Guidiccioni, dei Bembi, del mio dolcissimo monsignor Giovanni della Casa e di tutti gli altri osservatissimi passati poeti italiani, ne* moderni altro per l’ordinario non si vede che certa naturalezza di vena abbondante, senza la sodezza di que’ precetti poetici, che ai letterati dissimili fanno parere i versi da un ingegno nato poeta cantati all’improviso, da quei che i virtuosi, al naturai talento della poesia avendo congionto lo studio dell’arte, con la severa censura di una perpetua fatica limano al lume della candela. — Dette che ebbe il Petrarca queste cose, da un tacito sussurro che fu udito tra’ letterati di cosi onorato senato, qualsivoglia in chiara cognizione venne dell’universal gusto che ad ognuno aveva dato la nominazione di soggetto di tanto splendore. Onde Apollo, il volto del quale apertamente si vedeva giubilar dall’allegrezza, al Petrarca cosi disse: — Dilettissimo nostro, voi ora ne avete nominato un virtuoso degno del vostro purgatissimo giudicio e in tutto conforme al nostro desiderio; e tuttoché noi teneramente amiamo don Angelo, e che però li desideriamo quella lunghezza di vita ch’egli brama a se stesso, non è però che grandissima non sia la curiositá ch’abbiamo di tosto arricchir questo nostro onorato senato con l’acquisto di soggetto di tanto grido. Tutto affine che i miei virtuosi veggano con gli occhi e tocchino con le mani quali siano i costumi co’ quali vivono quelli che fino meritano l’amor delle pietre, non che sappiano acquistarsi tutta la dilezion degli uomini. — Appresso poi