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oro furono consegnati a’ pubblici bibliotecari, da’ quali con la solita cerimonia furono portati poi nella libraria delfica. Ma perché la boscareccia Clomira, ultimo e bellissimo parto del Magagnati, dal serenissimo Ferdinando, cardinale e duca di Mantova, era stata pigliata in sua protezione, in grazia di cosi letterato prencipe, pubblico amatore delle buone lettere e libéralissimo mecenate dei virtuosi, volle Apollo che cosi vaga pastorella pomposamente comparisse alla sua presenza. Onde il Berni, sollecito promotore di tutto questo negocio, si presentò subito alla porta del padiglione, e per mano pigliò quella bellissima giovane; la quale, dallo stesso gran Vergilio, nonché dagli altri nobilissimi prencipi e baroni letterati mantovani, essendo accompagnata nella curia, seco aveva anco il riguardevol corteggio di Dameta, di Coridone, di Titiro, di Niso, di Mirtillo e di altri molti famosi pastori dell’Arcadia con le bellissime ninfe loro: spettacolo che cosi fu grato agli occhi di Sua Maestá, e che tanta dilettazione diede alle serenissime muse e all’onorato collegio tutto de’ virtuosi, che non altra maggior consolazione si ricordavano di aver ricevuta in qualsivoglia altro tempo. Presentata che la bellissima Clomira si fu avanti Apollo, prostrata in terra adorò prima la real presenza di Sua Maestá, e appresso essendo salita nel trono delle serenissime muse, umilmente baciò loro l’ultima parte delle vesti: poi, ritornata al suo luogo, intrepidamente raccontò gl’infortuni tutti degli amori suoi, sofferti per conseguir le nozze del suo amato Igeta. Allora Apollo, dopo l’aver grandemente lodata la costanza di cosi leggiadra pastorella, piú che molto si diffuse nelle lodi ch’ella meritava per aver, nella lunga sua peregrinazione, anco vestita di abito virile, nel presente secolo tanto corrotto, intatta conservata la sua pudicizia. Mentre Apollo diceva queste cose, fu udita la voce di uno che, tra l’infinito numero de’ virtuosi che erano concorsi a veder quel bellissimo spettacolo, disse queste formali parole: — Se capitava al mio paese, poteva dir «buona notte! ». — Allora l’eccellentissimo Pietro Vittorio, uno de’ pubblici censori, si levò in piedi, e, chiedendo chi fosse stato quel temerario che in quel sacrosanto luogo aveva ardito dire