Pagina:Boccalini - Ragguagli di Parnaso II.djvu/289

RAGGUAGLIO LXXXIII

Marco Porzio Catone, mentre riprende Salustio Crispo che adulato avesse Tiberio imperadore, da lui riceve una molto severa correzione di esser troppo ostinato.

A tutti quelli, che capitano a questa corte, infinita maraviglia arreca il vedere che Marco Porzio Catone (soggetto cosi celebre, che dagli scrittori tutti, per integritá di vita, per severitá di costumi, per prudenza d’ingegno e per un svisceratissimo amore che sempre verso la sua patria fu conosciuto in lui, con ogni sorte di piú esaggerato encomio vien celebrato ed esaltato fino alle stelle) da Sua Maestá poi non venga tenuto in quel credito, che par che meriti un soggetto di tanto grido; perché, ancor ch’egli, fino dal primo giorno che fu ammesso in Parnaso, da Apollo abbia sempre ambiti carichi onorati, tuttavolta giammai non ha potuto ottenerne alcuno: anzi i primi letterati di questa corte, che straordinariamente l’hanno favorito, in Sua Maestá chiaramente hanno scoperto un animo risolutissimo di non voler in modo alcuno servirsi di tal uomo. Cagione di questa cosi ferma deliberazione, per quanto riferiscono gli speculativi, è che, per ogni verso avendo Apollo ben squadrato l’animo e il genio di Catone, Sua Maestá ha simil soggetto in concetto di uomo impertinente, superbo, impetuoso e fino per un cervellaccio bizzarro di prima impressione, colmo di buona volontá e di cattivo giudicio, e per uomo che tutto sia zelo impastato d’ imprudenza: qualitadi odiosissime appresso Apollo, il quale error perniziosissimo stima dare a simil bestioni que’ carichi pubblici, che solo deono esser conferiti ad uomini manierosi e cosi lontani dal vizio bruttissimo di disgustare i negozianti, che principalissimo officio loro sappiano essere il dar ad ognuno, almeno di parole, compitissima soddisfazione. Questo Catone due