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fu fatta sapere ad alcuni prencipi vicini: i quali, benissimo conoscendo che ne* rumori della sollevazione dell’Arcadia si trattava degl’interessi loro, con le loro corti armate montarono subito a cavallo, ed entrarono nella ròcca, dove trovarono il prencipe dell’Arcadia che pur allora facea distender l’editto della ri vocazione delle gabelle. Questi signori strettamente pregarono il prencipe che né a se stesso né agli altri baroni suoi vicini volesse fare il torto e la vergogna grande di perdersi d’animo in quella sollevazione di popolo; perché troppo scandaloso esempio si sarebbe dato a’ sudditi degli altri prencipi vicini, quando si fosse veduto che ’1 popolo dell’Arcadia per occasione di gabelle essendosi contro il suo prencipe sollevato, con lo spavento e con la violenza delle armi l’avessero indotto a rivocarle. Che però col sangue e fino all’emissione degli ultimi spiriti difendesse quella sua autoritá, che altri prencipi, in frangenti molto maggiori e piú spaventevoli, tra mille pericoli talmente avevano mantenuta illesa, che alle angherie, ai dazi e alle gabelle avevano data cosi lunga vita, che, non trovandosi uomo che con veritá avesse potuto affermare di averne veduta morir pur una sola, dalle nazioni tutte anco quelle che per corto e limitato tempo erano state imposte venivano stimate immortali. Dissero anco que’ signori al prencipe ch’egli doveva raccordarsi che la plebe, che in tutti i suoi desidèri era insaziabile, col brutto esempio dell’annichilazione delle nuove gabelle facilmente averebbe pigliato animo di domandar l’estinzione delle vecchie. Tutte cose che in quel suo urgente bisogno l’ammonivano a quietar i popoli sollevati col rimedio ordinario, da’ prencipi grandi felicemente praticato, di dar l’inventor delle gabelle in poter della plebe, affine che con la ruina di colui si quietassero i rumori, che aveva consegliato il male: rimedio che dissero tanto piú essere stato sicuro, quanto i popoli, che per somigliante cagione si sollevavano, molto bene somigliavano que’ cani, che, rabbiosamente latrando ad alcuno, con la soddisfazione poi di mordere il sasso che, contro loro essendo stato avventato, malamente li aveva percossi, si vedevano quietare. A questi prencipi rispose il signor dell’Arcadia ch’egli benissimo conosceva il conseglio che li davano esser buono, ma che troppo