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dell’Epiro. Di nuovo allora instantemente supplicarono que’ nobili il signor loro a confidar ne’ petti de’ suoi sudditi, i quali non solo l’assicuravano che gli avrebbono difesa l’Attica, ma che ricovrato ancora gli avrebbono lo Stato della Macedonia; e in ultimo lo scongiurarono che volesse ricordarsi ch’essi, che con prontezza e affezion singolare di animo devoto l’aveano chiamato a quella signoria, in quella loro tanto urgente necessitá non meritavano di essere tanto ingratamente abbandonati e dati in preda al prencipe dell’Epiro, per l’ingiuria di esser stato nell’elezione di quella signoria posposto a lui arrabbiatissimo contro essi. Le offerte e le preghiere di que’ nobili non solo punto non sollevarono l’animo abbandonalo del prencipe, ma nel tempo medesimo egli spedi un suo araldo al campo nemico per concludere la capitulazione dell’accordo. Allora i popoli dell’Attica, per non esser a quel nemico, che gravemente conosceano aver offeso, venduti schiavi, fecero prigione il prencipe loro, del quale in un appartamento del palazzo con una numerosa € molto fedel guardia dei piú onorati uomini della cittá si assicurarono. Trattanto i deputati del signor dell’Epiro comparvero per concluder l’accordo; a’ quali la nobiltá dell’Attica rispose che del negocio dell’arrendersi facea bisogno che si ragionasse con essi, i quali intanto con il signor dell’Epiro non voleano accordo alcuno, che liberamente li faceano sapere che, fino che durava loro la vita, risolutamente volevano difender la patria loro: e con questa tanto risoluta e coraggiosa risposta i deputati furono licenziati. Il giorno poi che venne, la gioventú dell’Attica usci fuori armata, e in una animosa fazione uccise molti nemici ; e poco appresso, in molte sortite che ella fece, il campo nemico pose in tanta confusione, che il signor dell’Epiro, che prima molto sicuro in mano si tenea l’acquisto di quello Stato, grandemente cominciò a dubitar della vittoria. E dopo molti mesi che durò quell’assedio, nel quale i cittadini dell’Attica mostrarono di aver non meno il cuor risoluto che le mani pronte, con l’inimico giá stanco si venne a parlamento d’accordo: il quale alli undeci del corrente con tanto avvantaggiate condizioni per i popoli dell’Attica fu conchiuso, che privilegi