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con urli che fino giungeano al cielo, cominciò a rammaricarsi e a dolersi della sua perversa fortuna, dalla quale diceva di esser stato assassinato: esclamando che a pena gli avea fatto gustar la dolcezza della dominazione, la soavitá dell’imperare, che lo precipitava nella miseria della vita privata, facendoli sorbir l’amara medicina di cangiar il comandare nell’obbidire; onde l’infelice, nel passo acerbissimo dell’agonia di tanto suo infortunio, a quei signori confortatori spesso raccomandava la sua riputazione, e instantemente chiedea di non esser in quella sua urgentissima necessitá abbandonato. Allora e Seneca e il Cardano € il Petrarca con caritá indicibile abbracciarono quel prencipe, il quale caramente confortavano a mostrar cuore in quella sua avversitá; e, per maggiormente consolarlo, ogni lor industria posero in lodargli la felicitá della vita privata, i contenti della vita quieta, la beatitudine che altri sente nel solo governar se stesso e le cose sue: e spesso gli faceano ripeter con il cuore quelle parole del mastro delle sentenze politiche: « Quam arduum, quam subiectum forlunae regendi cuncla oiius! »(’): parole santissime, e le quali, quando sono masticate da palato che di esse sappia gustare il vero sapore, sono di tanta efficacia, che ebbero giá forza di indur l’animo del grande imperador Carlo quinto, piú di ogni altro indurato e ostinato nell’ambizione di regnare, a ritirarsi in un monastero e farsi eremita. Ma a queste consolazioni cosi bruttamente si ostinava quel signore, che a quei venerandi confortatori piú di una volta disse che il prepor la vita privata al regnare era paradosso sopramodo odioso: concetto che si dicea con la bocca e che non si credeva col cuore: dottrina che da quei si cercava di persuader altrui, che sommamente la detestavano. Venuta la mattina, quel signore fu spogliato di tutta la sua giuridizione del comandare: atto -che fece con tanta passion di animo, che, i confortatori non potendo sostener in lui gli spiriti della pacienza vivi, tre volte tramorti loro nelle mani : onde quell’ infelice prencipe semivivo fu condotto fuori il palazzo; il quale, come prima vidde il crude! patibulo

(i) Tacito, libro i degli Annali.