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negocio delle gabelle, né piú avanzando loro in Italia materia da potere operare, avevano trascorsa la Francia e poi la Spagna, ne’ quali nobilissimi regni talmente si erano portati, che nell’uno e nell’altro eterna memoria avevano lasciata del nome fiorentino e genovese. Che poi, avendo tentato d’intrar nell’Inghilterra, ne’ Paesi bassi, nella Germania e nella Polonia, province piene d’oro e di abitatori grandemente facoltosi, e dove speravano di operar maraviglie grandi, da que* popoli nati alla libertá, e che dir si poteva che erano pecore che solo per certa ricognizione di padronanza a’ pastori loro danno un poco di latte in una picciola misura bollata dal lor comune, e che, come si usa altrove, non vogliono tollerare di esser munte a discrezione, severamente ne erano stati cacciati col bastone. Onde, a guisa dei famosi troiani guidati giá da Enea, col picciol lor vascello, che vedevano tutti, andavano solcando il mare per trovar nuovi popoli e nuove stanze, dove a laude, a gloria e beneficio de’ prencipi, e a quella perpetua desolazion de’ popoli che cagiona il regnar sicuro, avessero potuto esercitare il talento loro e aprire una bottega della loro arcigogolaria. Udite che ebbero i letterati queste cose, molti di essi instantemente supplicarono Sua Maestá a far le pubbliche vendette di tante nazioni che per la malignitá di quella vituperosa razza di uomini dagli avari prencipi col rasoio di esorbitantissime angherie erano state scorticate, facendogli abbruciar nelle reliquie di quella loro barca. Ma Apollo, l’alto giudicio del quale supera ogni prudenza umana, poiché intesa ebbe la brutta professione di quella gente ribalda, comandò che loro fossero raddoppiate le carezze e accresciuti i buoni trattamenti; e poco appresso, avendo loro fatto donar danari e molta vettovaglia, li mandò in Costantinopoli, con ordine che vedessero se con gli esorbitanti arcigogoli loro potevano ridur l’imperio ottomano, capitalissimo nemico delle buone lettere, a quello stato di desolazione e di disperazione, nel quale si gloriavano di aver condotta la Francia, la Spagna e l’Italia.

T. Boccalini, Ragguagli di Parnaso - 11.