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RAGGUAGLIO XLV

Un soggetto molto principale della provincia di Macedonia, con salario grande essendo stipendiato dal prencipe dell’Epiro, poiché venne in cognizione della vera cagione perché quelle pensioni gli erano pagate, magnanimamente le rifiuta.

Il prencipe dell’Epiro, che con grossi salari trattiene i piú principali soggetti degli Stati di alcuni potentati vicini suoi diffidenti, molto tempo è che gran somma di danari paga ogni anno ad un principalissimo barone della Macedonia, molto amato e di gran séguito tra quella nazione. Questi, fermamente essendosi dato a credere che la liberalitá del prencipe di Epiro, usata verso lui, procedesse da mera affezion di animo e da una sincera mente, affine di liberarsi da ogn’altra superioritá di prencipe ch’avesse potuto disturbarlo nel suo servigio, per meglio potere assistere a quello del prencipe dell’Epiro, vendette la nobilissima baronia ch’egli aveva nella Macedonia, e del danaro ritratto un bellissimo Stato comperò nell’Epiro, dove andò a far la sua stanza, con animo che l’Epiro fosse per l’avvenire la vera sua patria; e con assiduitá e fedeltá si grande tutto si applicò al servigio di quel prencipe, che e nella diligenza e nell’accuratezza usata negl’importanti negoci che gli erano commessi, superava qualsivoglia altro servidore di quella Altezza. Ma occorse che, essendo egli andato al banco per riscuoter il semestre della sua solita pensione, con istupor suo infinito trovò che di ordine dei tesorieri gli era stata levata; della qual novitá egli subito fece avvisato il prencipe, col quale molto si dolse che, mentre i meriti della sua servitú crescevano, gli fossero scemati i premi. Salatamente a costui rispose allora il prencipe ch’avendo egli mutata patria, e di amico essendosi fatto suo servo, egli non piú era il caso per lui, il quale da’ suoi pari quel comperava, ch’egli nel suo silenzio poteva intendere per

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