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RAGGUAGLIO XLIII

11 prencipe di Elicona, per un suo ambasciadore mandato in Parnaso, ad Apollo chiede il privilegio di poter tra la nobiltá del suo Stato instituir la primogenitura; il quale da Sua Maestá gli vien negato.

L’ ambasciadore del prencipe di Elicona, che tre giorni sono <;omparve in Parnaso, ieri fu introdotto all’udienza d’Apollo; al quale disse che ’1 suo prencipe, dopo l’aver abbellito il suo floridissimo Stato di tutti quegli ornamenti singolari che altrui riguardevoli rendono i regni grandi, solo li mancava che la nobiltá molto numerosa che ci aveva instituita, perpetuamente si mantenesse nel decoro della sua grandezza; e perché conosceva che le sole ricchezze erano quelle che in un continovo splendore conservavano le famiglie illustri, prevedeva ancora che la nobiltá del suo Stato per l’ordinaria feconditá degli uomini tra brieve tempo sarebbe ritornata all’antica sua viltá, quando dai molti fratelli in piú parti fossero state divise le ereditá de’ padri loro; e che le famose nobiltá di Francia, di Spagna, di Germania, di Polonia e di altri regni per lo solo beneficio della primogenitura per infinite centinaia di anni si erano mantenute grandi : per le quai cose il suo prencipe, divotissimo di Sua Maestá, umilissimamente la supplicava a degnarsi di concedergli un ampio privilegio da poter tra la nobiltá del suo Stato instituire il beneficio della primogenitura. All’ ambasciadore rispose Apollo che benissimo scorgeva che il suo prencipe non ben penetrava la domanda che li faceva fare; poiché mostrava di non bene aver cognizione di quel che importi in uno Stato co’ ricchi patrimoni e con le pretensioni di nobiltá mettere le corna di toro in testa e i denti di lupo in bocca alle mitissime pecore, atte ad esser con amendue le mani munte e col forficione dello strapazzo tosate quando erano disarmate della pretensione di quella boriosa nobiltá, che, altrui solo insegnando la signoril arte di comandare, mirabilmente faceva conoscer tutta la servii