Pagina:Boccalini - Ragguagli di Parnaso II.djvu/172

l62 RAGGUAGLI DI PARNASO

che tenne che la nobiltá francese cosa molto giusta chiedesse, alla Monarchia di Francia fece sapere che, quando ella alla nobiltá del suo regno, nel parti colar di poter senza incarico del suo onore esercitar la mercatura che desiderava, non avesse dato soddisfazione, egli non poteva non gratificarla. La Monarchia di Francia, udita che ebbe novitá tanto grande, per rimediare alla immensa ruina che antivedeva precipitosamente correrle addosso, comparve subito avanti Apollo: al quale disse esser noto a Sua Maestá il vero fondamento della sua grandezza, il piú sicuro istrumento della sua potenza esser la spada della sua invitta nobiltá, la quale col latte avendo bevuto l’opinione che l’esercizio della mercatura altrettanto era dégno di persone meccaniche quanto indecente ad uomini nobili, e che ’1 mestier ■della guerra, l’esercizio delle armi erano i veri traffichi, le proprie mercatanzie delle genti nobili, e che il ruinar questi saldi fondamenti altro non sarebbe stato che affatto annichilare non solo la gran macchina del regno di Francia, ma le potentissime monarchie ancora di Spagna, di Inghilterra, di Polonia e altre, le quali tutte, benissimo conoscendo la necessitá e’ hanno i re grandi di perpetuamente tener la nobiltá de* regni loro armata, con misteriosi artifici da pensieri de’ traffichi mercantili l’avevano tenuta lontana. E che sicurissima cosa era che, come prima la sua nobiltá francese avesse cominciato a gustare la dolcezza del guadagno della mercatura, ancor che ora ella si vedesse solo esser nata alle armi, prestamente nondimeno le averebbe gettate ne* cantoni della sua casa, i continovi guadagni dei traffichi anteponendo ai perpetui dispendi della guerra; e che l’effetto che ne’ senatori partoriva l’uso della mercatanzia chiaramente si scorgeva in tutte le republiche, dove, per ingordigia di mantener vivi i traffichi loro, soverchiamente si vedevano inchinare alla pace. Ricordò anco la medesima Monarchia a Sua Maestá la necessitá ch’ella aveva della sua nobiltá armata; poiché in tutte le sue piú importanti azioni aveva sperimentato che i pochi nobili avevano superati gli eserciti grandi composti di plebei, mercé che comparazion alcuna non si dava tra il valore e la fede della nobiltá che guerreggiava per meritar la buona

1