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RAGGUAGLI DI PARNASO I35

che in pregiudicio degli eredi di Augusto con pessime arti avea occupato l’imperio: il quale dissero che per lo spazio di ventidue anni con una inaudita e barbara crudeltá aveva governato, sempre essendosi mostrato implacabil nemico della nobiltá, rapace verso i facoltosi, sanguinario co’ soggetti di gran valore e ingrato verso quei che fedelmente l’avevano servito. Aggravò cosi brutta accusa il testimonio importantissimo di Cornelio Tacito; il quale, in questa corte in ogni suo affare essendosi sempre fatto conoscere sopramodo circonspetto, contro Tiberio nondimeno dalla violente passione dell’odio tant’oltre si lasciò tirare, che a Sua Maestá fece piena fede che sotto l’atroce governo di quel mostro di natura « nobilitas, opes, omissi gestique honores prò crimine, et ob virlutes ceriissimum exitium> (’). Mirabil alterazion di animo cagionò questa accusa appresso Sua Maestá; e liberamente disse essere stato error grande nell’onorata classe de’ prencipi legittimi aver posto cosi crudel tiranno, e nello stesso instante comandò che a Tiberio fosse fatto precetto che ’1 giorno seguente dovesse comparir nella curia per difendersi da quella accusa. Allora nella memoria di ognuno si rinovellò l’infelice condizion de’ prencipi, quando, solo e abbandonato da tutti i suoi amorevoli, fu veduto Tiberio uscir di casa per constituirsi avanti i giudici ; il quale, ancor che quella diserzione chiaro indicio stimasse della sua condannazione, con animo nondimeno intrepido entrò nella curia: dove, tuttoché da Sua Maestá e da tutto il virtuoso senato con severi sguardi e con minacce voli gesti fosse ricevuto, egli, nondimeno, anzi allora parve che piú si facesse ardito e in lui crescesse la grandezza dell’animo, che piú i suoi pericoli vedeva farsi maggiori. Comandato poi che ad ognuno fu il silenzio, il fiscal Egidio Bossio in faccia di Tiberio lesse la crudel accusa, e appresso a Tiberio fu comandato che cominciasse la sua difesa; ond’egli cosi disse: — Due, sire de’ letterati, sono gli eccessi de’ quali da’ miei malevoli vengo accusato: che con male arti io abbia occupato l’imperio romano, e che con crudeltá grande, esercitata contro la nobiltá e altri soggetti di molto

(i) Tacito, libro i delle Istorie.