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accusatori. Onde i piú principali soggetti del senato, parte per avarizia, alcuni per ambizione e infiniti per salvar la propria vita, accusando e con false calunnie perseguitando i soggetti piú grandi dello Stato, divennero scelerati ministri della crudeltá e dell’ambizione del prencipe. Oltre di ciò Tacito quei senatori piú principali ch’egli con le mendicate accuse conosceva di non poter opprimere, mandava in carichi lontani di niuna gelosia e dispendiosi: poi appoco appoco sotto colore di vari pretesti disarmò gli antichi ministri che aveano cura della milizia, e diede le armi in mano ad officiali suoi affezionati; e mentre egli con artifici tanto cupi e cosi scelerati abbassava i potenti, alla dignitá dell’ordine senatorio e agli altri piú supremi magistrati esaltava uomini nuovi tolti dall’infima plebe e solo dipendenti da lui. Poi sotto colore di assicurar lo Stato dalle invasioni de’ prencipi stranieri, d’inespugnabili cittadelle cominciò a cingerlo, quali diede in guardia a gente forastiera sua amorevole. E perché egli in sommo odio aveva di veder il popolo e la nobiltá armati, e conosceva che lo spogliarli delle armi era negozio pericoloso, si servi del modo sicurissimo di disarmare i suoi sudditi con la lunga pace, con l’ozio, con le delizie e con usar severa giustizia contro quelli che nei necessari risentimenti facevano onorate questioni ; di modo che per totalmente fino all’ultima radice levar ogni virtú dall’animo dei suoi sudditi, nella cittá reale con spese immense fece fabbricar teatri, dove perpetuamente si rappresentavano giuochi, commedie, cacce e altre cose dilettevoli, per l’uso soverchio dei quali il popolo e la nobiltá abbandonò l’antica cura delle cose pubbliche e il pensiero degli esercizi militari: e come quegli che benissimo conosceva che per giungere al suo fine bramato di fabbricar la tirannide sopra un popolo nato e lungo tempo vissuto nella libertá, con perpetuamente mantenerlo satollo faceva bisogno incantarlo con l’abbondanza, Tacito tutto s’impiegò nella cura di far che nel suo Stato fosse perpetua copia d’ogni bene. Fino a questi termini molto felicemente passarono le cose di Tacito; ma quando volle por mano all’ultimo precetto de’ tiranni, d’insidiar alla vita di alcuni senatori grandi che gli davano gelosia, cosi crudel odio universale si concitò contro, che per non