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S6 RAGGUAGLI DI PARNASO RAGGUAGLIO XXVIII Torquato Tasso presenta ad Apollo il suo poema della Gerusalemme liberata, per lo quale Lodovico Castelvetro e Aristotile da Sua Maestá rigorosamente vengono ripresi. Due giorni dopo l’ingresso suo in Parnaso, Torquato Tasso a’ piedi di Apollo presentò il suo dottissimo ed elegantissimo poema della Gerusalemme liberata, e fece instanza che, quando egli ne fosse stato giudicato meritevole, piacesse a Sua Maestá di consecrarlo all’ immortalitá. Con gratissima ciera ricevette Apollo il poema, e conforme all’antico stile di questa corte, acciò fosse riveduto, lo diede al censore bibliotecario, che di presente è Lodovico Castelvetro. Passati che furono due mesi, il Tasso fu a trovar il Castelvetro, dal quale gli fu detto che con somma diligenza avendo egli esaminato il suo poema, non aveva trovato che in esso fossero state osservate le buone regole che della poetica aveva pubblicate il grande Aristotile: che però non lo giudicando egli degno di esser posto tra le opere eccellenti de’ limati scrittori della biblioteca delfica, lo purgasse dagli errori che vi si scorgevano, e che poi tornasse a lui, che di nuovo l’averebbe riveduto. Per questa non aspettata risposta gravemente rimase stordito il Tasso; onde pieno di mal talento incontanente si presentò avanti Apollo; al quale disse ch’egli con molti sudori e con infinite vigilie avea composto il poema della sua Gerusalemme liberata, nella tessitura del quale solo avea ubbidito al talento che gli avea dato la natura e all’inspirazione della sua serenissima Calliope: che perciò li pareva di compitamente aver soddisfatto agli obblighi tutti della poetica, nella quale Sua Maestá non avendo prescritto legge alcuna, non sapea veder con qual autoritá Aristotile avesse pubblicato le regole di essa: e ch’egli non mai avendo udito dire che in Parnaso si desse altro signore che Sua Maestá e le sue serenissime dive, il suo peccato di non avere ubbidito a’ comandamenti d’Aristotile